Disturbi del Comportamento Alimentare

DIsturbi del Comportamento Alimentare

Il comportamento alimentare è profondamente radicato negli aspetti della nostra vita, da quando nasciamo l’alimentazione è deputata ad assume un ruolo centrale. Inoltre, nel nostro cervello, i centri di fame e sazietà sono localizzati nella stessa area che controlla i nostri stati emotivi e di conseguenza la modulazione di alcuni comportamenti. Condotte alimentari disfunzionali possono essere la punta dell’iceberg di problematiche che potrebbero riguardare vulnerabilità psicologiche di diverso tipo, di cui l’individuo non ha chiara consapevolezza.

Quando l’alimentazione assume un’importanza abnorme nella nostra vita quotidiana, ci può capitare che il pensiero del cibo o del controllo dell’assunzione di cibo diventi un pensiero ricorrente e costantemente presente nella nostra testa: rimuginiamo sul peso, il grasso, la forma del nostro corpo, su cosa dobbiamo mangiare e sulla nostra capacità di autocontrollo. Queste preoccupazioni diventano sempre più presenti nella nostra testa ed abbiamo la percezione che scatenino una lunga catena di conseguenze negative che possono riguardare problemi interpersonali, senso di efficacia, autostima ecc.

 In questi casi l’idea di cosa mangiare, quando ed in che quantità o al contrario il pensiero costante su come ridurre l’apporto di calorie o eliminare ciò che abbiamo mangiato, diventa invadente in molti momenti della giornata, con la conseguente sensazione di non riuscire a non pensare che a questo.

In altri casi, ci può capitare di utilizzare l’alimentazione come strategia per lenire o ridurre l’intensità di stati emotivi fastidiosi o troppo intensi come rabbia, noia, tristezza o addirittura picchi di felicità ed eccitazione: quando ci capita, avvertiamo il bisogno di mangiare, ma questo bisogno è accompagnato da una sensazione di “urgenza”. Questa percezione si differenzia dalle sensazioni fisiche di fame (brontolio nella pancia, stati legati a cali di zucchero etc), poiché avvertiamo una sorta di tensione che ci porta ad immaginare il cibo e raggiunto un picco più alto, ci induce a mangiare talvolta grandi quantità di cibo di

diverso genere, in maniera incontrollata e repentinamente, tuttavia senza gustare o sentire i sapori, fino a sentirci “spiacevolmente” pieni. Questo comportamento può avvenire in condizioni di segretezza (prima di andare a letto o di notte, etc) o comunque fuori dai pasti, nei momenti in cui l’individuo non è impegnato in altre attività, lasciando un’intensa sensazione di non poter decidere se smettere o no. In molti casi, può configurarsi come un’abbuffata, che si definisce come l’ingestione, in un determinato intervallo di tempo (in genere minore di due ore), di una quantità di cibo più grande rispetto a quanto la maggioranza delle persone assumerebbe in circostanze simili (DSM-IV).

 

Purtroppo, questo comportamento disfunzionale può ripetersi per lunghi periodi di tempo più volte al giorno o alla settimana, e si configura come dannoso sia per la salute fisica che per la nostra salute mentale: durante l’abbuffata abbiamo la sensazione che quello stato emotivo di tensione che ci ha portato a mangiare si affievolisca, ma quasi subito sopraggiungono degli stati emotivi altamente negativi che influenzano fortemente il nostro umore: dopo un’abbuffata possiamo sentirci invasi da tristezza, delusione verso noi stessi, rabbia e un senso di imbarazzo o vergogna. Questo circuito di emozioni negative, se non interveniamo in maniera efficace, contribuirà ad alimentare la probabilità di ricorrere in episodi di alimentazione incontrollata.

A questi episodi, possono succedersi momenti in cui siamo completamente immersi in pensieri volti a trovare una soluzione all’abbuffata: possiamo quindi cimentarci in strategie di dimagrimento severe e non supportate da professionisti, possiamo in maniera massiva ricorrere all’uso di bilance e controllo del peso oppure ricorrere a comportamenti compensatori come vomito, uso di lassativi o ricorso ad attività fisica esagerata e non benefica. Queste strategie possono, in realtà portarci a “centralizzare” ancora di più il pensiero del cibo e possono indurci a fare diete che diventano vere e proprie “deprivazioni severe” che nella maggioranza dei casi alimentano questo circuito vizioso, allontanandoci dal risolvere la problematica. Quelli descritti, sono solo alcuni aspetti problematici che possono accompagnare un disturbo del comportamento alimentare: ad oggi la comunità scientifica focalizza sempre di più l’attenzione su questo tipo di fenomeni cercando di comprenderne le cause, i fattori che mantengono il disturbo e quali possono essere le terapie più efficaci. Soffrire di un disturbo del comportamento alimentare impatta in maniera violenta sulla nostra qualità di vita, condizionando non solo la nostra salute ma anche il rapporto con gli altri e soprattutto con noi stessi: gli stati d’umore che ne conseguono non ci permettono di vivere in maniera adeguata e soddisfacente e spesso compromettono molte aree della nostra vita. Dobbiamo sapere che nonostante le difficoltà incontrate nel nostro rapporto con l’alimentazione, oggi è possibile intervenire ed impegnarsi a risolvere un problema che diventa padrone della nostra vita, lasciando poco spazio a noi stessi ed al nostro benessere.

KetoBiomed conosce ed indaga in maniera seria come riconoscere ed affrontare problematiche di questo tipo, se presenti nei pazienti che richiedono un aiuto sul piano alimentare. I nostri professionisti sanno come intervenire a seconda del problema emerso, seguono il paziente durante tutto il percorso verso un’alimentazione che deve essere sana, libera e consapevole. Secondo i manuali diagnostici condivisi in letteratura, tali disagi possono essere definiti come persistenti disturbi del comportamento alimentare o di comportamenti finalizzati al controllo del peso, che danneggiano la salute fisica o il funzionamento psicologico, inoltre si caratterizzano per la presenza di eccessiva valutazione del peso e della forma corporea, che implica la tendenza a giudicare il proprio valore in modo predominante o esclusivo in termini di peso e di forma del corpo.

Una persona può presentare un Disturbo del Comportamento Alimentare se sono presenti le tre seguenti caratteristiche:

¸ Anomalie del comportamento alimentare e/o di comportamenti di controllo del peso persistenti

(es. tre mesi)

¸ Eccessiva valutazione del peso e/o della forma del corpo e/o del controllo dell’alimentazione( es.

pesare ripetutamente il cibo, contare calorie)

¸ Danni alla salute fisica e al funzionamento psicosociale causati dalle anomalie del comportamento

alimentare, del controllo dell’alimentazione e dall’eccessiva valutazione del peso e delle forme del corpo

Secondo l’ultima versione del DSM IV TR (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), i Disturbi del Comportamento Alimentare comprendono l’Anoressia Nervosa (AN), la Bulimia Nervosa (BN) e il Disturbo dell’Alimentazione Non Altrimenti Specificato (DANAS), che raggruppa i disturbi alimentari che non rientrano nelle definizioni precedenti, ma che sono comunque clinicamente significativi; tra questi ultimi il Disturbo da Alimentazione Incontrollata (DAI), o in inglese Binge Eating Disorder (BED), è inserito in

appendice B del DSM IV TR.

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